Germondo, Venezia, Zatta, 1794

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Galleria negli appartamenti di Alvida.
 
 GERMONDO, coro di cittadini, di soldati e di popolo
 
 tutto il coro
 
    Cruda morte un re c’invola;
 colmo il regno è di tristezza;
 ma il conforto e l’allegrezza,
 prence, in te possiam sperar.
 
 Germondo
 
5   Chi mi regge e mi consola?
 Sommi dei, con qual disegno
 mi esponete un vasto regno
 inesperto a governar?
 
 parte del coro
 
    Il tuo cuor ti sarà scuola
10di prudenza e di coraggio;
 tu sei giusto, tu sei saggio,
 cessa omai di dubitar.
 
 tutto il coro
 
    Cruda morte un re c’invola;
 colmo il regno è di tristezza;
15ma il conforto e l’allegrezza,
 prence, in te possiam sperar. (Il coro parte)
 
 SCENA II
 
 GERMONDO e ALVIDA
 
 Alvida
 Prence, qual è l’evento
 ch’empie la reggia di tristezza e sembra
 ch’a me sola si celi?
 Germondo
                                       Ah! Il fato avverso
20ci ha colpiti, o regina. Abbiam, se falso
 di voce universal non è il terrore,
 tu perduto lo sposo, io il genitore.
 Alvida
 (Oh ciel! M’avrian le stelle
 disciolta alfin dall’odiato oggetto?) (Da sé)
 Germondo
25Quell’onor, quel rispetto
 che dal padre alla sposa era dovuto,
 il figlio, il successor t’offre in tributo.
 Alvida
 Ah Germondo, in te solo
 la mia speme riposa e sento... (Oh dio!
30Freno il corso con pena all’amor mio). (Da sé)
 Germondo
 Modera il tuo dolor.
 Alvida
                                       Ma, prence, il regno
 stanco d’un re, ch’avido di trionfi,
 non accordò alla sposa
 finor che il nome e di regina il grado,
35questo regno che t’ama e ti rispetta,
 da te riposo e sicurezza aspetta.
 Ah di Marte e Diana
 rigido adorator, sarai tu sempre
 il nemico d’amore?
 Germondo
                                      Ah no, regina,
40d’un eroe valoroso
 seguo le tracce, è ver, ma no, d’amore
 io nemico non son quanto si crede.
 (Rosmonda, l’idol mio, ne può far fede). (Da sé)
 
    Tu lo sai; d’un’alma forte
45è la gloria il primo oggetto;
 ma non sdegna a un dolce affetto
 di piegarsi un nobil cor.
 
    Che talor fra le ritorte
 di un’amabile catena
50si riposa e prende lena
 il coraggio ed il valor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 ALVIDA, poi CRATERO
 
 Alvida
 Stelle! Che intesi mai? Qual nuova speme
 m’anima, mi conforta?
 Germondo, idolo mio, d’amor capace
55è il tuo bel cor?... Ma che ragiono audace?
 Come, ah come sperar del figlio in petto,
 sposa del genitor, destare affetto?
 Cratero
 Perché sempre sì mesta,
 perché afflitta, o regina?
 Alvida
                                               Ah del mio cuore
60mio malgrado, Cratero,
 penetrasti l’orror. Piucch’io non dico,
 dagli occhi miei, da’ miei sospir tu vedi
 e la cagion del mio dolor mi chiedi?
 Cratero
 Alarico vivente, un novel foco
65potea farti arrossir; ma poiché il padre
 chiuso per sempre ha il ciglio,
 contrastarti chi può d’amare il figlio?
 Alvida
 Ah quest’amor, che nacque
 in seno della colpa,
70di rendere innocente invan presumo.
 Eppur... Fato inumano!
 Tento vincer me stessa e il tento invano.
 
    Qual destin, qual astro, oh dio!
 mi fe’ schiava al nume arciero?
75Ah cuor mio, confessa il vero;
 tu sei l’astro e il seduttor.
 
    Colpa fu del ciglio mio
 rimirar il bel sembiante;
 ma l’amarlo, in quell’istante,
80fu tua colpa e mio rossor. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 CRATERO, poi ROSMONDA
 
 Cratero
 Serva la sua passione
 al mio amore, al mio sdegno.
 Amante di Rosmonda,
 di Germondo rival... Ma vien la bella
85cagion delle mie pene,
 l’importuno timor ceda alla spene.
 Rosmonda
 È permesso, Cratero,
 la regina veder?
 Cratero
                                 Trista, dolente,
 poc’anzi mi lasciò.
 Rosmonda
                                    Del suo cordoglio
90comprendo il peso e sono a parte anch’io
 e pensando al suo duol, mi scordo il mio.
 Cratero
 D’Alarico la morte
 libera alfin ti rende. Il vuoto soglio
 de’ Vandali ti aspetta
95e l’amor de’ vassalli il giorno affretta.
 Rosmonda
 Lusingarmi non so; Germondo è erede
 dei diritti paterni e forse (oh dio!)
 dell’odio alla mia stirpe.
 Cratero
                                               Eh meco invano
 tenti dissimular ciò che il mio cuore
100penetrò da gran tempo. I tuoi begli occhi
 cangiar del fier Germondo
 i costumi, i pensieri.
 Ei t’ama, il sai, ed in lui sol tu speri.
 Rosmonda
 Un’infelice, è vero,
105potea nel cuor del prence
 destar qualche pietà. Ma al trono asceso,
 chi sa, chi m’assicura
 ch’ei non renda mia sorte ancor più dura?
 Cratero
 Ah se ti manca un braccio,
110se un cuor ti manca a sostenerti al trono,
 osa, parla ed imponi
 e del mio brando e del mio cuor disponi.
 
    Basta un accento solo;
 non hai che dire: «Io voglio»;
115di ricondurti al soglio
 la via trovar saprò. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ROSMONDA, poi GERMONDO
 
 Rosmonda
 Il mio regno, il mio trono
 di Germondo è nel core... Eccolo. Oh dei!
 La prima volta è questa
120che a quel soave aspetto
 mi trema il cor co’ neri dubbi in petto.
 Germondo
 Rosmonda, idolo mio.
 Rosmonda
                                           Signor... (In atto rispettoso)
 Germondo
                                                             Deh lascia
 questi, indegni di te, timidi accenti,
 segni di schiavitù. Le tue catene
125disciolse amor. Libera sei; non vedi
 in me del padre il successor regnante.
 Vedi l’amico tuo, vedi l’amante.
 Rosmonda
 Ah poss’io lusingarmi
 del tuo amor, di tua fé?
 Germondo
                                             Più certa prova
130dartene non poss’io. Divider teco,
 come il mio cuor, vuo’ la mia sorte e il regno.
 Lo giuro ai dei. Prendi la destra in pegno.
 Rosmonda
 Ah mi basta il tuo cuor...
 Germondo
                                               Ma soffri, o cara,
 ch’or da te m’allontani...
 Rosmonda
                                               Oh ciel!
 Germondo
                                                                La voce
135sentomi al cor del genitor che affretta
 i doveri d’un figlio alla vendetta.
 Rosmonda
 Come! Nel primo istante
 che cominci a regnar?...
 Germondo
                                              Navi ed armati,
 tutto è pronto al grand’uopo.
 Rosmonda
                                                      E abbandonarmi
140sola potrai?
 Germondo
                         Resta d’Alvida al fianco.
 Rosmonda
 Alvida? Oh ciel! Non oso
 svelarti un mio sospetto.
 Germondo
 Sappia ch’io t’amo e ti userà rispetto.
 Rosmonda
 Deh non voler...
 Germondo
                                Lisimaco m’accenna (Osservando fra le scene)
145che parlarmi desia.
 Rosmonda
                                      Deh pensa, oh dio!
 qual sarà, se mi lasci, il viver mio.
 
    Sola, se m’ami, non mi lasciar.
 Deh il cor dal petto non mi staccar.
 No, non ambisco l’onor del trono,
150del tuo bel core mi basta il dono;
 altro quest’anima bramar non sa.
 
    Va’, se alla gloria l’onor t’invita;
 ma fra i perigli, ma teco unita,
 la tua fedele ti seguirà. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 GERMONDO, poi LISIMACO
 
 Germondo
155Come sola lasciarla?
 Come esporla agli eventi?...
 Lisimaco, che rechi?
 Lisimaco
                                        Un de’ seguaci
 di Alarico qui giunse;
 e la novella ha sparsa
160ch’ei vive e a noi ritorna.
 Germondo
                                                Ah di natura
 sacri moti, v’intendo. Al vicin porto
 corri, vedi, rintraccia,
 esamina, confronta e t’assicura
 se vive il padre mio. Va’, del tuo zelo
165non avrai a pentirti.
 Consolami se puoi.
 Lisimaco
                                      Volo a obbedirti. (Parte)
 Germondo
 Rosmonda, oh dio! Se il genitor respira,
 che fia di te, che fia di me? Preveggo
 a quale il suo ritorno
170dura legge può esporci. Eppure ad onta
 del tuo, del mio periglio,
 sento ch’io sono amante e ch’io son figlio.
 
    Divisi al cor vi sento,
 teneri affetti miei.
175Stringere al sen vorrei
 l’amante e il genitor.
 
    Qual sarà il mio contento,
 se vive il padre mio,
 qual la mia gioia, oh dio!
180se approva il nostro amor! (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Porto di Aranna con navi, da una delle quali sbarca ALARICO con seguito di marinai e soldati
 
 coro di marinai e soldati
 
    In balia non più dell’onde
 né de’ venti alla mercé,
 sulle patrie amiche sponde
 riposiam sicuro il piè.
 
 parte del coro
 
185   Col favor d’amiche stelle
 superati i scogli e il mar,
 dolce fia delle procelle
 i perigli raccontar.
 
 tutto il coro
 
    In balia non più dell’onde
190né de’ venti alla mercé,
 sulle patrie amiche sponde
 riposiam sicuro il piè.
 
 Alarico
 Grazie a te, o nume, che sull’onde imperi,
 di nuovi lauri adorno,
195le patrie mura a riveder ritorno.
 Soddisfatto è l’onor, pago è lo sdegno
 ed aggiungo a’ miei regni un nuovo regno.
 Ma che vedo? Lisimaco?
 
 SCENA VIII
 
 LISIMACO ed i suddetti
 
 Lisimaco
                                               Signore,
 qual astro a noi, qual nume
200finalmente ti rende? Il regno in pianto
 lungamente per te...
 Alarico
                                        Quai nuove, oh cieli!
 del figlio mio, della mia sposa?
 Lisimaco
                                                           Entrambi
 per te afflitti e dolenti...
 Alarico
                                              Andiamo, amici,
 andiam. Ciascun di voi
205dee bramar, com’io bramo,
 dopo i lunghi sofferti, aspri perigli,
 di riveder le care spose e i figli.
 
    Dio del vasto impero algoso,
 fida scorta a’ miei disegni,
210deh m’accorda il mio riposo
 fra le braccia dell’amor.
 
    Poi spiegando al mare i vanni,
 passerò d’Alcide i segni
 e de’ mostri e de’ tiranni
215purgherò la terra ancor. (Parte col seguito)
 
 SCENA IX
 
 LISIMACO, poi ROSMONDA
 
 Lisimaco
 Pel più breve cammino
 volisi il prence a prevenir... Che veggo!
 Rosmonda al porto? Oh dei!
 Non arresti importuna i passi miei. (In atto di partire)
 Rosmonda
220Ah Lisimaco, è ver che novel grido
 succeduto è di fama al suon primiero?
 Vive Alarico e a noi ritorna?
 Lisimaco
                                                      È vero. (In atto di partire)
 Rosmonda
 Stelle! Di quel drappello
 forse Alarico è il conduttore?
 Lisimaco
                                                       È quello. (Parte)
 Rosmonda
225Misera! Ah son perduta.
 Ritorna il mio tiranno.
 Germondo il sa, me lo nasconde ingrato.
 Perché, barbaro fato,
 lusingarmi finor? Germondo, oh dio!
230mi sagrifica al padre. Ah quel ch’io sento
 dir non potrei... Palpito, tremo. Appena
 un raggio di speranza
 tenta serbarmi in vita.
 Santi numi del ciel, soccorso, aita.
 
235   Son qual nave abbandonata,
 minacciata di procella,
 senza scorta e senza stella,
 temo i scogli e temo il mar.
 
    Chi mi toglie al mio periglio?
240Chi mi guida in seno al porto?
 Il consiglio ed il conforto
 da chi mai potrò sperar?
 
 Fine dell’atto primo